Lo sdegno per Parliamone sabato mi sembra mirato su un particolare fuori-fuoco; un dettaglio sbagliato benché di immediato impatto per la condivisione social; tanto che, come prevedibile, il cartello in questione è diventato un meme nel giro di appena tre ore. Quella grafica è, infatti, davvero l'ultimo motivo per cui valga la pena di indignarsi in questo caso. Mettendo in un cantuccio tutto il resto. |
La grafica dello scandalo viene ripetutamente postata quasi sempre fuori contesto. Come se fosse l'opinione degli autori. Paola Perego, in realtà, la introduce dicendo che si tratta del riassunto di un articolo che ha trovato su internet. (Da L'Oltreuovo; ma esempi simili sono ovunque: p.es. russia-italia.com). E' passata così l'idea che quella espressa dal cartello fosse la posizione degli autori; e, di conseguenza, "la posizione della RAI". Falso. La grafica serviva soltanto come osso da buttare ai cani per farli azzuffare in diretta. Le due donne russofone in studio, - e Fabio Testi, - erano le uniche a difendere i luoghi comuni espressi dalla grafica; mentre le donne italiane erano tutte (fintamente) stizzite su quasi ogni punto dell'elenco. Non dico che in studio abbiano demolito il cartello; non sarebbe esatto; ma il solito contraddittorio farlocco c'è stato. (Qui c'era il video della puntata; ma la RAI lo ha rimosso).
Il problema è un altro; ed è anche molto, molto più triste del cartello in sé. Parliamone sabato è un programma di daytime con un target molto preciso: donne over 50, localizzate a Sud di Teano, con la casa dalle rifiniture stuccate in finto-oro, oppure con le crepe nei muri bianchi. Tutto il segmento è mirato al cuore delle insicurezze della casalinga attempata qualunque. Persone che guardano la Tv perché non ha piu' nient'altro da fare se non guardare la Tv. Si comincia subito dal montage iniziale: quasi tutte coppie con lui vecchio e lei giovane; cartelli di strip club; tipe truccatissime; frasi a cazzo in sovraimpressione buttate lì tipo messaggi subliminali da Arancia Meccanica. Le due donne russofone vengono sommerse di complimenti come se fossero supermodelle: sono due ragazze di aspetto normalissimo. Viene ricordato come, nei loro Paesi di origine, non esista la pensione di reversibilità. Dunque, attenta casalinga, perché Svetlana è lì dietro l'angolo pronta a rubarti il tuo sessantatreenne Mariuccio dalle ascelle pezzate. Colpirle dove fa più male: all'eredità.
La confusione è allucinante. Usano un concetto di Est Europa fermo alla Guerra Fredda. Esempio: Paola Perego dice che Trump ha avuto due mogli dell'Est Europa. Nope. Trump ha sposato due donne slave, entrambe mitteleuropee; o, al massimo, una donna sud-orientale nel caso di Melania Knauss (che però, guarda caso, ha scelto di germanizzare il proprio cognome da Knavs a Knauss). L'ignoranza di Paola Perego in materia arriva a trasformare Anita Ekberg in una "donna dell'Est", tanto per dire, con risposta divertita di Fabio Testi. Tra l'altro, la carrellata delle VIP mostrata all'inizio, è, sì, composta da donne panslave; ma, quando la trasmissione si focalizza sulle persone comuni, in pratica, parla SOLTANTO di donne russofone. Sembra una via di mezzo tra uno spot di propaganda di Russia Unita, - le nostre donne ortodosse belle, forti e fedeli, - e un pezzaccio di quart'ordine per "spaventare le (casalinghe) moderate".
Leggo ancora: il segmento intero sarebbe di una misoginia inaccettabile. Lo è; ma, ancora, il problema non è affatto quello. Si tratta di un segmento avvolto da una tristezza universale. Cosmica. Io direi che è anche un segmento fortemente misandrico, pensate un po'. Partendo proprio dai rappresentanti del genere maschile in studio: un gallo cedrone settantaseienne, un gossipparo che (come metterla?) "ha una relazione complicata con l'armadio" e un povero cristo di operaio con moglie siberiana messo lì con la funzione di scimmietta con l'organetto. (Vedi Mariuccio ascella pezzata di cui sopra. Se 'sto sfigato ce l'ha fatta, pensa tuo marito). Risultato: gli uomini ne escono come bestie guidate soltanto dagli impulsi nervosi trasmessi al cervello dai recettori posti sul cazzo; tranne il povero cristo di operaio, che però viene bullizzato per quasi tutta la durata del segmento dal gossipparo, che gli dà, - tra le righe, - dello sfigato miracolato. Fabio Testi racconta un aneddotto allucinato su quel suo amico che è stato portato in un bordello dalla compagna russa perché, come regalo di compleanno, scegliesse una escort con cui fare un triello. (Gli amici di Fabio Testi, tipico cliché dell'uomo della strada, immagino). Quando gli "uomini dell'Est" vengono menzionati, poi, e solo di sfuggita, è per ricordare che sono alcolisti, violenti e anaffettivi. La conclusione di tutta la gazzarra è un mini-servizio in cui si spiega che le donne dell'Est si possono acquistare tramite agenzie specializzate presenti sull'internette alla modica cifra di 3000 euro al pezzo. Chi le compra? Gli uomini. Ossia:
Il problema è un altro; ed è anche molto, molto più triste del cartello in sé. Parliamone sabato è un programma di daytime con un target molto preciso: donne over 50, localizzate a Sud di Teano, con la casa dalle rifiniture stuccate in finto-oro, oppure con le crepe nei muri bianchi. Tutto il segmento è mirato al cuore delle insicurezze della casalinga attempata qualunque. Persone che guardano la Tv perché non ha piu' nient'altro da fare se non guardare la Tv. Si comincia subito dal montage iniziale: quasi tutte coppie con lui vecchio e lei giovane; cartelli di strip club; tipe truccatissime; frasi a cazzo in sovraimpressione buttate lì tipo messaggi subliminali da Arancia Meccanica. Le due donne russofone vengono sommerse di complimenti come se fossero supermodelle: sono due ragazze di aspetto normalissimo. Viene ricordato come, nei loro Paesi di origine, non esista la pensione di reversibilità. Dunque, attenta casalinga, perché Svetlana è lì dietro l'angolo pronta a rubarti il tuo sessantatreenne Mariuccio dalle ascelle pezzate. Colpirle dove fa più male: all'eredità.
La confusione è allucinante. Usano un concetto di Est Europa fermo alla Guerra Fredda. Esempio: Paola Perego dice che Trump ha avuto due mogli dell'Est Europa. Nope. Trump ha sposato due donne slave, entrambe mitteleuropee; o, al massimo, una donna sud-orientale nel caso di Melania Knauss (che però, guarda caso, ha scelto di germanizzare il proprio cognome da Knavs a Knauss). L'ignoranza di Paola Perego in materia arriva a trasformare Anita Ekberg in una "donna dell'Est", tanto per dire, con risposta divertita di Fabio Testi. Tra l'altro, la carrellata delle VIP mostrata all'inizio, è, sì, composta da donne panslave; ma, quando la trasmissione si focalizza sulle persone comuni, in pratica, parla SOLTANTO di donne russofone. Sembra una via di mezzo tra uno spot di propaganda di Russia Unita, - le nostre donne ortodosse belle, forti e fedeli, - e un pezzaccio di quart'ordine per "spaventare le (casalinghe) moderate".
Leggo ancora: il segmento intero sarebbe di una misoginia inaccettabile. Lo è; ma, ancora, il problema non è affatto quello. Si tratta di un segmento avvolto da una tristezza universale. Cosmica. Io direi che è anche un segmento fortemente misandrico, pensate un po'. Partendo proprio dai rappresentanti del genere maschile in studio: un gallo cedrone settantaseienne, un gossipparo che (come metterla?) "ha una relazione complicata con l'armadio" e un povero cristo di operaio con moglie siberiana messo lì con la funzione di scimmietta con l'organetto. (Vedi Mariuccio ascella pezzata di cui sopra. Se 'sto sfigato ce l'ha fatta, pensa tuo marito). Risultato: gli uomini ne escono come bestie guidate soltanto dagli impulsi nervosi trasmessi al cervello dai recettori posti sul cazzo; tranne il povero cristo di operaio, che però viene bullizzato per quasi tutta la durata del segmento dal gossipparo, che gli dà, - tra le righe, - dello sfigato miracolato. Fabio Testi racconta un aneddotto allucinato su quel suo amico che è stato portato in un bordello dalla compagna russa perché, come regalo di compleanno, scegliesse una escort con cui fare un triello. (Gli amici di Fabio Testi, tipico cliché dell'uomo della strada, immagino). Quando gli "uomini dell'Est" vengono menzionati, poi, e solo di sfuggita, è per ricordare che sono alcolisti, violenti e anaffettivi. La conclusione di tutta la gazzarra è un mini-servizio in cui si spiega che le donne dell'Est si possono acquistare tramite agenzie specializzate presenti sull'internette alla modica cifra di 3000 euro al pezzo. Chi le compra? Gli uomini. Ossia:
Puttane approfittatrici OR pezzenti cercatrici d'oro
vs.
porconi immorali OR sfigati morti di figa
vs.
porconi immorali OR sfigati morti di figa
La grafica è niente, davvero. Il segmento non è offensivo per le donne. Non è nemmeno offensivo per gli uomini. Il segmento è proprio offensivo per l'intelligenza umana. Siamo alla linea di confine tra il tipico immondezzaio daytime e "forse la fine dell'umanità" (come scrisse il tipo di Buzzfeed su "Ciao Darwin"; che, perlomeno, non si è costretti a finanziare in parte tramite il pagamento coatto di un canone). Voglio dire: anche Laura Boldrini aveva sottolineato e poi ribadito che l'elenco è offensivo per tutti: il punto dolente del segmento non sono soltanto le donne; ma perfino gli uomini ne escono in maniera indecorosa. Il grosso dell'indignazione telecomandata si è concentrata, - basandosi su una fonte peraltro fuori contesto, - soltanto sull'attacco indiretto alla donna italiana: ignorando la peluchizzazione delle donne dell'Est e l'animalizzazione dell'uomo. (I commenti volgari e xenofobi sulle "donne dell'Est" da parte di alcune "donne italiane", sotto lo status di Flavia Perina, sono un backfire meraviglioso in tal senso).
In serata, poi, il finale scontato: il DG Campo Dall'Orto annuncia la chiusura del programma a seguito di pressioni politiche bipartisan. Una sorta di Editto Bulgaro, e Russo, e Ucraino, eccetera, eccetera. La RAI ha persino rimosso il video della puntata da RaiPlay. Passiamo, così, e con la solita italica naturalezza, dall'indignazione alla censura. (Com'era la storia dei voucher?). Anche se, a pensar male, un programma che faceva 10/11% di share, e che veniva puntualmente doppiato da Verissimo, potrebbe essere una perdita che fa comodo anche a Viale Mazzini. Ma c'è addirittura chi ha già scritto: chiuderne una per educarne cento. (Aggiungendo: Trovo piuttosto consolatorio che, una tantum, non si sia tagliata la testa all'ultima ruota del carro ma bruciato il carro intero, nonostante fosse guidato da moglie di potentissimo). Gli opposti estremismi dello schifo. Un backlash che mi fa quasi venire voglia di difendere gli indifendibili con un #JeSuisParliamoneSabato. Quasi, oh. Diciamo che ho troppo da lavorare, oggi, va'.
In serata, poi, il finale scontato: il DG Campo Dall'Orto annuncia la chiusura del programma a seguito di pressioni politiche bipartisan. Una sorta di Editto Bulgaro, e Russo, e Ucraino, eccetera, eccetera. La RAI ha persino rimosso il video della puntata da RaiPlay. Passiamo, così, e con la solita italica naturalezza, dall'indignazione alla censura. (Com'era la storia dei voucher?). Anche se, a pensar male, un programma che faceva 10/11% di share, e che veniva puntualmente doppiato da Verissimo, potrebbe essere una perdita che fa comodo anche a Viale Mazzini. Ma c'è addirittura chi ha già scritto: chiuderne una per educarne cento. (Aggiungendo: Trovo piuttosto consolatorio che, una tantum, non si sia tagliata la testa all'ultima ruota del carro ma bruciato il carro intero, nonostante fosse guidato da moglie di potentissimo). Gli opposti estremismi dello schifo. Un backlash che mi fa quasi venire voglia di difendere gli indifendibili con un #JeSuisParliamoneSabato. Quasi, oh. Diciamo che ho troppo da lavorare, oggi, va'.